Esercizi che rallentano il decorso di malattie neurologiche progressive, prolungano le autonomie della persona, promuovono il senso di autoefficacia e un certo grado di qualità della vita.
La perdita precoce delle capacità non esercitate
Quando le disabilità impoveriscono le capacità di esplorazione ed osservazione dell’ambiente, limitando l’autonomia nelle attività quotidiane e nei rapporti sociali, le funzioni cognitive non ancora colpite dalla malattia sono spesso poco stimolate.
Questo può contribuire alla loro perdita precoce e ad un avanzamento più rapido del processo degenerativo.
Sottoporre, tuttavia, ad una persona un compito o un esercizio che non è più in grado di fare può generare frustrazione, depressione e rifiuto, provocando o acuendo i cosiddetti disturbi del comportamento: rispettare i limiti cognitivi significa tenere conto della disabilità della persona ed operare sollecitando in modo indiretto le capacità cognitive residue.
Utilizzando, perciò, esercizi che si adattino per genere e difficoltà alle soggettive capacità cognitive residue della persona è possibile stimolare determinate abilità senza indurre frustrazione, perché si sottopongono gli stimoli a percorsi alternativi di elaborazione cognitiva.
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