L’ictus è un evento con un’ampia varietà di possibili conseguenze a lungo termine per i pazienti e per i loro familiari.
Il decorso clinico dopo un ictus può essere molto variabile, in caso di disturbi marcati e visibili vengono attivati servizi di riabilitazione. Tuttavia, in alcuni casi, potrebbero non includere tutte le aree di difficoltà che possono beneficiare dell’ intervento riabilitativo.
Questo si verifica in modo particolare quando i disturbi sono poco visibili, ovvero quando non comprendono la sfera del linguaggio o del movimento; anche se meno visibili tali disturbi possono avere un impatto molto rilevante sulle capacità della persona di recuperare e condurre le proprie attività quotidiane e sociali.
Un profilo neuropsicologico approfondito è in grado accertare l’eventuale presenza di disturbi che interessano controllo cognitivo, memoria, consapevolezza, percezione dello spazio e tutte quelle abilità che normalmente agiscono in modo integrato e di cui non ci rendiamo conto.
Individuare tali aree di difficoltà cognitiva implica la possibilità di organizzarsi con ausili e attività, per l’esercizio e il recupero di capacità importanti per il senso di auto-efficacia e per sostenere la qualità della vita.
Come riconoscere un ictus e come capita
L’organizzazione mondiale della sanità definisce l’ictus come “un disturbo neurologico a comparsa improvvisa, con una durata superiore alle 24 ore, di presunta origine vascolare”, cioè un problema di circolazione sanguigna. Tale disturbo può interessare una parte determinata del cervello o più parti, oppure può essere globale.
I segni di allarme dell’ictus sono: debolezza improvvisa o intorpidimento di faccia, braccio, gamba da un lato del corpo; improvviso annebbiamento della vista o cecità soprattutto in un solo occhio; difficoltà a parlare o a comprendere, perdita della parola; improvvisa e grave cefalea (mal di testa) senza cause note; vertigini, instabilità, cadute improvvise soprattutto se insieme ai sintomi precedenti.
Nell’80% dei casi l’ictus è ischemico, vale a dire che l’apporto di sangue ad una parte del cervello è ostruito. L’occlusione può essere causata da un trombo che si è formato all’interno di un vaso sanguigno del cervello, oppure da un trombo che si è formato da un’altra parte del sistema circolatorio e che successivamente è stato trasportato dal flusso sanguigno nelle arterie del cervello: nel primo caso si parla di trombosi, nel secondo di ischemia embolica.
Il principale fattore di rischio dell’ictus ischemico è l’invecchiamento. Altri fattori di rischio includono TIA (attacchi ischemici transitori), problemi vascolari, diabete mellito, ipertensione, fumo, abuso di alcolici, obesità e scarso esercizio fisico.
In una minoranza dei casi l’ictus è emorragico, ovvero causato da un riversamento di sangue nel cervello. Si tratta di un vaso sanguigno indebolito che si rompe e sanguina, il sangue si accumula e comprime il tessuto cerebrale circostante.