Il funzionamento cognitivo è dato per scontato. E’, infatti, uno di quegli aspetti di una persona di cui non ti accorgi finché non presenta qualche anomalia.
Un diverso funzionamento cognitivo si può osservare in un bambino che cresce, in un adulto dopo un incidente o una malattia che coinvolge il cervello, in situazioni di carenza alimentare o disordini ormonali e metabolici, o in un anziano.
Un calo di memoria o attenzione può far parte del normale processo d’invecchiamento, ma oltre un certo grado qualche accertamento è meglio farlo.
Il cambiamento delle capacità cognitive può creare difficoltà persistenti che interferiscono con le più comuni attività della vita quotidiana, con la vita sociale, con quella lavorativa o scolastica. Influiscono così anche sulla qualità della vita della persona e della sua famiglia.
Talvolta, certe condizioni emotive e situazioni di disagio prolungate nel tempo possono generare alterazioni delle capacità cognitive, in assenza di altre cause apparenti. Questo è il caso in cui si rende utile una diagnosi differenziale, per distinguere l’origine del problema e indirizzare un intervento mirato e efficace.
La famiglia della persona è coinvolta nella cura. Fondamentale nel supporto e nella gestione organizzativa e psicologica, la famiglia può diventare una risorsa per lo sviluppo e la riabilitazione delle capacità.
Il Confronto
Si parla di alterazione e diversità del funzionamento cognitivo, ma rispetto a che cosa? Per stabilire una diversità di funzionamento è necessario un confronto.
Questo confronto viene fatto a seconda del contesto in cui si svolge. Infatti, in un’aula scolastica è probabile che l’insegnante confronti lo sviluppo delle capacità di un alunno con quello degli altri studenti.
Mentre, il comportamento e le capacità di autocontrollo di un giovane adulto, che vacillano in seguito a un incidente con colpo al capo, possono essere confrontate con il ricordo, di parenti e amici, delle sue capacità precedenti.
Allo stesso modo, se un figlio adulto si accorge che il genitore dimentica alcune informazioni, confronta l’efficienza della memoria di oggi con quella del passato.
Il neuropsicologo utilizza un processo diagnostico di valutazione che comprende colloquio, prove testistiche, calcolo dei punteggi nelle prestazioni e confronto con le medie dei punteggi di ampi gruppi di popolazione.